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Intelligenza artificiale, Analytics e Big Data: la tecnologia contro il Coronavirus

La lotta al Covid-19 è stata combattuta anche in ambito tecnologico, con potenti mezzi come Big Data, Intelligenza Artificiale e Analytics: i risultati sono stati altalenanti, ma sembra essere un primo, deciso passo per l’utilizzo della tecnologia per fronteggiare le emergenze sanitarie. Il distanziamento sociale, le accortezze igieniche e il divieto di assembramenti: le norme per evitare il contagio da Coronavirus sono ormai ben note, ma cosa ha fatto e cosa può fare ancora la tecnologia per combattere la pandemia?

Analytics per la gestione dell’emergenza

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Il Policlinico Gemelli di Roma, in collaborazione con Sas, azienda leader nel campo degli analytics, ha creato un sistema di monitoraggio che ha consentito alla struttura di seguire in tempo reale l’andamento dei ricoveri, delle dimissioni e dei trasferimenti del reparto Covid-19. Una dashboard interattiva ed in continua evoluzione, che ha reso possibile una migliore organizzazione delle risorse e del personale specializzato e di definire una stima dei tempi di recupero. Lo studio degli analytics è stato gestito per una pianificazione corretta del lavoro e, associato alla capacità analitica degli specialisti, può fornire anche previsioni a lungo termine.

Intelligenza artificiale: come prevedere le emergenze

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L’intelligenza artificiale utilizzata per prevenire infezioni ed epidemie ha avuto come pioniere – non proprio fortunato – il progetto Google Flu Trends. Creato nel 2008 da Google, non ha portato buoni risultati, per questo subito abbandonato. In campo medico, non si è smesso di utilizzare l’AI: l’uso di un tipo di machine learning in grado di comprendere ed elaborare notiziari, bollettini medici e post sui social ha di fatto rilevato l’odierna pandemia di Coronavirus.

AI: il caso cinese per la diagnosi ed il telecontrollo

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L’applicazione di intelligenza artificiale più invasiva è stata messa a punto in Cina: qui, l’AI è stata applicata per intercettare gli spostamenti dei cittadini che non indossavano la mascherina obbligatoria, per misurare la temperatura corporea in tempo reale o per rendere possibile il riconoscimento facciale dei cittadini, anche quando indossavano la mascherina protettiva. Un utilizzo “estremo” della tecnologia, probabilmente non rispettoso del diritto alla privacy. Alibaba, il colossale marketplace cinese, ha utilizzato l’intelligenza artificiale contro il Coronavirus sviluppando una rilevazione mediante Tac di nuovi casi di contagio, in tempi fantascientifici: solo 20 secondi!

Contact tracing: tracciare i contatti per la “Fase 2”

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La riapertura delle attività commerciali e, in previsione, lo spostamento tra le Regioni, ci hanno proiettato nella cosiddetta “Fase 2” della gestione dell’emergenza Coronavirus. La tecnologia, ora, ha un compito ben chiaro: concentrarsi su chi è potenzialmente o realmente contagiato e dunque limitare la diffusione del virus. È questo l’obiettivo del contact tracing, ovvero il tracciamento dei contatti, attraverso l’identificazione dei soggetti positivi e dei relativi contatti e l’attuazione di misure per contattare i soggetti a rischio.

Cellulari e app: imperfezioni e rispetto della privacy

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Corea del Sud, Cina e Singapore sono gli Stati che più degli altri hanno utilizzato le tecnologie contro la pandemia. Ma a che prezzo? In Corea è stato utilizzato un sofisticato software incrociato a test e tamponi capillari: questo strumento analizza i dati sensibili dei cellulari dei cittadini (dagli acquisti con carte di credito agli spostamenti col GPS) e li confronta. A Singapore, è stata invece utilizzata un’app per smartphone che, tramite l’utilizzo del bluetooth, segnala all’utente la vicinanza di un soggetto contagiato. In Cina, l’app Alipay Health Code è in grado di assegnare ad ogni cittadino un colore (verde, giallo o rosso), a seconda che il soggetto possa essere o meno ammesso negli spazi pubblici, attraverso l’analisi dei big data del sistema sanitario cinese.

Conclusioni

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La pandemia ha sorpreso tutti e, probabilmente, nemmeno la tecnologia più avanzata era pronta a fronteggiare il Coronavirus. Gli strumenti utilizzati hanno mostrato falle ed è in dubbio il rispetto del GDPR in materia di salute pubblica e di dati personali sensibili: è facile prevedere che le tecnologie si affineranno sempre di più per prevedere ed affrontare anche le emergenze sanitarie.

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