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Analisi e crescita dell’e-commerce durante il lockdown. Su quali settori puntare?

In seguito alla pandemia COVID-19 il settore economico ha subito drastici cambiamenti, non sempre negativi: tra gli ambiti in maggiore sviluppo, abbiamo la sfera dell’e-commerce, settore in Italia ancora nettamente sottosviluppato rispetto al resto d’Europa.

Ci siamo da poco lasciati alle spalle un anno decisamente da dimenticare. La pandemia di COVID-19 è diversa da qualsiasi cosa il mondo abbia mai visto: ha portato le persone a limitare in modo significativo le interazioni fisiche. Le distanze sociali autoimposte per evitare il contagio, insieme alle severe misure di lockdown, hanno messo praticamente in attesa, almeno temporaneamente, gran parte della vendita tradizionale.

Gli Stati, le istituzioni e gli imprenditori si sono trovati di fronte a scelte difficili con livelli di incertezza senza precedenti. Ciò si traduce in un netto cambiamento commerciale per le aziende B2B e B2C, in quanto l’e-commerce rappresenta l’unica valida alternativa alla chiusura forzata dei negozi fisici.

Abbiamo assistito dunque a una vera e propria rivoluzione delle abitudini quotidiane di consumatori, modelli di consumo e modi di pensare, dando così un impulso all’”economia domestica”, in cui l’e-commerce rappresenta il principale motore del consumo globale. Mentre molte aziende sono sfidate a sopravvivere nel breve termine, la crisi ha presentato anche delle opportunità. Abbiamo infatti assistito a un cambiamento rapido del comportamento verso la tecnologia e i canali online: molte aziende, infatti, hanno deciso di investire tempestivamente nel business online, avendo una visione a lungo termine per un investimento di impronta “digital”. Al tempo stesso, anche i canali tecnologici hanno subito una grossa modifica in termini di accessibilità e prestazioni.

L’e-commerce può rappresentare l’unica valida alternativa alla chiusura forzata dei negozi fisici.

I dati dell’e-commerce italiano

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Secondo Euromonitor, l’Italia ha uno dei tassi di penetrazione dell’e-commerce più bassi in Europa, pari al 5% del totale dei ricavi retail. Questo dato è ben al di sotto del 17% del Regno Unito o del 24% della Cina.

Il basso tasso di e-commerce in Italia è dovuto a una serie di fattori socio-demografici e a limitazioni sul lato dell’offerta, tra cui il minor uso di carte di credito, le preoccupazioni per la sicurezza su internet e una popolazione numerosa e anziana con una minore propensione allo shopping online.

Tra le altre barriere all’ingresso per il commercio elettronico vi sono gli elevati costi di trasporto, le scarse infrastrutture di consegna e, forse in modo più rilevante, un minor numero di rivenditori con una presenza online. Dopo l’epidemia di coronavirus e la successiva quarantena, gli acquisti online in Italia sono aumentati, e, di conseguenza, è cresciuto anche l’utilizzo dei pagamenti digitali, un settore in cui il nostro Paese è ancora in ritardo rispetto agli standard europei.

L’Italia ha una minore propensione per lo shopping online, ma durante la pandemia hanno acquistato online 3 italiani su 4

A dimostrarlo è anche una ricerca sviluppata da IPSOS, la quale riporta come, durante la quarantena, “lo shopping online sia stato adottato da ben 3 italiani su 4, rientrando quindi in breve tempo fra le nuove e più frequenti abitudini della quotidianità del lockdown, preceduto solo dal tempo passato con familiari e amici, sui media o dedicato agli hobby nel tempo libero“.

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L’ e-commerce italiano presenta dunque settori in forte espansione e altri che stanno rallentando. Tra i settori che hanno beneficiato maggiormente di questo periodo c’è la grande distribuzione: cibo, farmaci da banco, prodotti personali, editoria, i prodotti per lo sport e il fitness, i prodotti per animali domestici e gli abbonamenti per i film in streaming e altre forme di intrattenimento sono le principali aree che hanno goduto di un boom delle vendite online.

A trainare l’e-commerce italiano, settori come food, sanitario, editoria e sport

Anche l’informatica e l’elettronica di consumo, i cui prodotti sono spesso legati alle esigenze dello smartworking e della didattica a distanza, hanno subito una crescita con gli acquisti di laptop, notebook, stampanti, e piccoli elettrodomestici per la cucina e la cura personale. Il settore Moda, già in difficoltà per la chiusura per molto tempo degli store fisici, subisce un impatto negativo dovuto alla mancanza di necessità del prodotto. Il settore più danneggiato risulta, ovviamente, quello del Turismo, a causa delle forti restrizioni degli spostamenti.

Su quale settore e-commerce puntare?

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Il maggior risultato in termini di crescita è sicuramente quello di Food&Grocery. I consumatori si sono dovuti abituare ad un nuovo modo di fare la spesa, con un maggiore ricorso ai canali online e con le opzioni di consegna, sono diventate comuni.

Il tuo e-commerce non raggiunge i risultati che ti aspettavi?

Alcuni tipi di prodotti hanno avuto richieste significative, come gli alimenti confezionati e l’acqua, il famosissimo e introvabile lievito, e ciò ha portato le aziende di settore ad adoperarsi per il rifornimento continuo di questi prodotti al consumatore senza ritardi nella catena di fornitura. Inoltre, la preoccupazione per l’igiene e per la contaminazione dei prodotti alimentari hanno portato i consumatori ad essere più consapevoli della provenienza del prodotto, mentre i venditori locali hanno beneficiato delle relative ricerche dei consumatori di prodotti freschi, a km0, ed ecocompatibili.

In aumento la consapevolezza dei consumatori sulla provenienza dei prodotti

Tra le realtà che hanno subito una notevole crescita non possiamo non citare Libera Terra, coordinamento di oltre 1600 associazioni che gestisce strutture produttive e centinaia di ettari di terreno sottratti alle mafie in Sicilia, Puglia, Calabria e Campania.

Tra i prodotti troviamo pasta, legumi, olio d’oliva extravergine, miele, conserve dolci e salate, mozzarella di bufala e limoncello per riscoprire i sapori tipici del territorio e valorizzare al tempo stesso le grandi qualità nutrizionali e i profili organolettici delle migliori materie prime provenienti da agricoltura biologica.

Tramite una ricerca su Analytics, è chiaro che l’e-commerce ha subito un’impennata delle visite dall’inizio della pandemia ad oggi, nonché una maggiore acquisizione in termini di clientela:

L’e-commerce è il nuovo modo di fare acquisti?

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Quindi, la domanda è: questi nuovi comportamenti di consumo dureranno più a lungo della crisi? È ovviamente troppo presto per dire se la pandemia porterà un cambiamento permanente nel comportamento dei consumatori italiani. Con lo scoppio della crisi, si è ritenuto che il passaggio all’e-commerce sarebbe stato solo temporaneo piuttosto che a lungo termine.

La pandemia ha cambiato il comportamento di consumo?

Non c’è dubbio che la vita in quarantena abbia alterato i comportamenti e, dopo aver analizzato le cifre, riteniamo che le nuove abitudini di consumo possano superare la crisi. Secondo Casaleggio Associati, nell’ultimo anno il 76% degli utenti italiani dell’e-commerce ha effettuato un acquisto online, contro la media europea del 64%, evidenziando un graduale cambiamento di mentalità.

Sempre più spesso, la fedeltà al marchio è una priorità bassa per i consumatori, mentre la disponibilità dei prodotti e la velocità di accesso è della massima importanza. Sicuramente, il successo dell’e-commerce e la nascita di nuove modalità di acquisto e di interazione hanno cambiato il significato originario del negozio fisico, che non è più l’unica possibilità di accesso fisico al prodotto.

Con l’aumento della domanda da parte degli operatori dell’e-commerce negli ultimi anni, possiamo prevedere che questa tendenza continuerà anche in futuro.

Vuoi lanciare il tuo e-commerce ma non sai dove partire?

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